A Borgo San Lorenzo, nel Mugello toscano, sul limitare del borgo storico c’è un parco monumentale che compete con i migliori musei d’Italia.
Immaginate un mezzo campo di calcio formato da un doppio rettangolo esterno di deliziosi alberi di tiglio che delimitano lo spazio centrale dove si innalzano otto giganteschi cedri del Libano piantati in epoca granducale almeno duecento anni fa.
Siedi sulle panchine del parco e respiri a pieni polmoni ossigeno, bellezza e storia.
A Fermo, nell’omonima provincia marchigiana, sul sommo del poggio attorno a cui fu edificato il borgo dai Romani che vi giunsero dopo aver sconfitto i Piceni 2200 anni fa, il parco che fronteggia la cattedrale propone cedri del libano e pini marittimi che fanno a gara per imponenza e bellezza.
I due parchi, quello toscano e quello marchigiano, dimostrano una manutenzione del parco e delle piante a dir poco perfetta, scandinava.
Con una grande differenza: in Scandinavia i cedri del Libano e i pini marittimi se li sognano.
A Fermo i Romani, già che c’erano, tra i 2100 e i 1900 anni fa costruirono imponenti cisterne sotterranee talmente robuste che parte della città vi è stata costruita sopra senza che alcuno dei terremoti che ogni tanto visitano il territorio siano neppure riusciti a provocare delle crepe.
Sono 30 sale disposte su file parallele con le volte a botte, alte anche 10 metri, e occupano uno spazio di 2200 metri quadrati.
Raccoglievano sia l’acqua piovana che soprattutto acqua di falda che arrivava dai vicini monti. Sono state dismesse solo trent’anni fa.
Ti lasciano a bocca aperta per la perizia di chi le costruì e l’incredibile resistenza che hanno dimostrato. Durante la seconda guerra mondiale furono utilizzate dalla popolazione anche come rifugi durante i bombardamenti aerei.
Quale altro Paese al mondo può proporre una simile messe di ricchezze sparse sull’intero territorio?
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Renato Andreoletti