appunti di viaggio d‘un ‘pescatore di perle’ (e) – (Enfer d’Arvier, 1a parte)

Dalle uve rosse coltivate nei vigneti di Arvier, sui terrazzamenti posti ad oltre 800 metri di quota alla sinistra orografica della Dora Baltea, nasce una rarità vitivinicola valdostana che ottenne la D.O.C. nel 1972. L’Enfer d’Arvier, indubbiamente un vino ‘di nicchia’.

Il viticoltore indipendente Danilo Thomain, fra i produttori di questo pregiato Rosso, rievoca un antico contesto locale legato alla figura del nonno vignaiolo: “Durante la notte, dal paese si assisteva all’andirivieni continuo di persone che, reggendo le lanterne a petrolio, andavano ad irrigare le vigne approfittando dei periodi in cui il torrente Gaboé non era in secca”.

Come si può ben capire, erano tempi di lavoro duro il cui peso specifico è stato, però, giustamente rivalutato dalla recente riscoperta dell’agricoltura in quell’esigente area geografica, grazie all’impegno di chi ha saputo fare dello splendido anfiteatro naturale che circonda il borgo di Arvier un angolo di paradiso per chi pratica l’arte della viticoltura tra i monti. Pionieri oramai scomparsi, che furono protagonisti ai tempi nei quali la D.O.C. era un traguardo lontano, un sogno da realizzare: contadini di montagna che avrebbero potuto raccontarci storie di fatica e passione, ma la cui testimonianza è tuttora tangibile nell’opera di recupero di quel territorio, che per le sue caratteristiche climatiche è noto con l’appellativo di ‘inferno’.

Storicamente, la coltivazione della vite in Valle d’Aosta ricopriva un ruolo importante fin dal Medioevo, ma nella seconda metà dell’Ottocento rischiò di essere compromessa a causa di gravi malattie della vite. I vitigni di Arvier furono tra i primi ad essere flagellati dalla fillossera e nella zona attuale dell’Enfer, inclusa fra i Comuni di Arvier e di Avise, la viticoltura dovette ripartire dai terrazzamenti nei quali, durante l’estate, si vivono giornate roventi al punto da rendere incandescenti le pietre. 

Infatti, il microclima del territorio favorisce temperature estremamente elevate che giustificano, appunto, il nome di ‘enfer’ col quale la zona è nota fin dall’antichità. 

Ciò, peraltro, consente alle uve mature di ‘Petit Rouge’, il vitigno autoctono da cui sgorga questo magnifico vino, di porre le premesse di quella che sarà la sua forza gustativa, supportata da un adeguato tenore alcolico.

L’AGRONAUTA

1. continua


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