Molise: la mia esperienza nella regione più autentica d’Italia
Ci sono luoghi che non si impongono con il clamore delle grandi destinazioni né seducono con slogan costruiti per impressionare l’immaginario collettivo, ma si fanno strada con la delicatezza di una voce calma che sussurra: “vieni, qui e ritrovi te stesso.”
Da tempo, per una collaborazione nel turismo, trascorro molte giornate in Molise e proprio vivendo la regione dall’interno ne colgo la verità più profonda, quella che sfugge a chi la attraversa soltanto di passaggio. Il Molise appartiene a questa categoria rara di territori che non cercano consenso a tutti i costi e che non hanno trasformato la loro identità in un prodotto preconfezionato per il turismo di massa, preferendo rimanere fedeli a un ritmo che rispetta la natura, le persone e il valore intrinseco del vivere quotidiano. Forse è proprio per questa autenticità non ostentata che chi arriva in Molise percepisce immediatamente di essere entrato in un’Italia diversa, un’Italia che si è salvata dal rumore e dalla frenesia, un’Italia che non ha ceduto alla tentazione di modellarsi a immagine e somiglianza dei desideri effimeri del viaggiatore mordi e fuggi. In Molise il tempo non si ferma, ma scorre più lento, permettendo allo sguardo di accomodarsi, di osservare, di respirare e di percepire sensazioni che altrove vengono soffocate dalla velocità con cui bisogna “fare tutto”. La prima cosa che colpisce è la qualità del silenzio, un silenzio pieno, avvolgente che non è mancanza di vita ma presenza equilibrata di suoni naturali, di voci discrete, di un vento che attraversa i campi senza trovare barriere. È un silenzio che non intimorisce, ma accoglie, invitando chi arriva ad abbandonare lo schema mentale della vacanza frenetica e a lasciarsi guidare da un territorio che non vuole essere consumato ma ascoltato. Qui il viaggio assume un valore diverso perché non è un percorso da completare ma un incontro da vivere con profondità, come se la regione stessa attendesse il viaggiatore per condividere un racconto antico che non ha mai smesso di pulsare sotto la pelle dei suoi borghi e delle sue montagne. Il Molise non è una destinazione che si “fa”, non è una lista di attrazioni da spuntare e nemmeno un itinerario da completare con l’ansia di aver dimenticato qualcosa è piuttosto un’esperienza immersiva, un laboratorio a cielo aperto dove ogni passo offre una piccola rivelazione, non perché il territorio voglia stupire a tutti i costi ma perché la sua autenticità è così pura da risultare disarmante. Non ci sono grandi cartelloni pubblicitari né percorsi artificiali costruiti attorno al turista, ma una rete sottile di relazioni umane che accolgono lo “straniero” come si accoglie un ospite di famiglia e non è spettacolare nel senso moderno del termine perché non ha bisogno di costruire scenografie, vive semplicemente di ciò che è. Il suo fascino nasce proprio da questa integrità: un paesaggio modellato dal tempo più che dall’uomo, piccoli centri abitati che non hanno mai rinunciato alla loro identità, tradizioni che non sono state trasformate in folklore da vetrina, natura che respira con la stessa cadenza di un secolo fa. Qui, l’autenticità non è una parola abusata, è un modo di vivere che si trasmette nei gesti quotidiani dei suoi abitanti, nelle strade che si srotolano tra le colline come fili di un telaio antico, nei profumi che cambiano con il passare delle stagioni, nei sorrisi che non cercano secondi fini ma offrono cordialità sincera. Chi arriva in Molise sente immediatamente che questa regione non si racconta con la velocità dei social, ma con la lentezza di una narrazione orale tramandata di generazione in generazione, una narrazione che invita il viaggiatore a sedersi, ad ascoltare, a chiedere, a lasciarsi sorprendere da dettagli che altrove passerebbero inosservati. In un mondo che corre verso l’omologazione delle esperienze, questa regione rimane uno dei pochi spazi autentici dove è ancora possibile sentire di essere parte di un luogo e non soltanto un passante distratto. I borghi molisani sono forse il tesoro più prezioso della regione perché rappresentano l’essenza dell’Italia più autentica cioè quella che non ha ceduto all’abbandono totale né alla trasformazione aggressiva per compiacere il turismo globale dove la pietra conserva ancora la memoria delle vite che l’hanno scolpita, le strade strette raccontano storie di vicinato e le piazze mantengono intatto il ruolo di luoghi d’incontro, dove l’umanità si manifesta attraverso gesti semplici e profondi. Campobasso, con il suo Castello Monforte e il borgo antico che sale verso l’alto come una scala di pietra, appare come una città che ha saputo integrare modernità e tradizione senza perdere l’anima. Isernia, con la sua cattedrale che emerge come un canto di pietra chiara, custodisce una delle storie più antiche d’Europa, mentre le sue stradine sembrano scolpite per guidare il visitatore alla scoperta di un tempo ancora palpabile. Agnone, celebre per la secolare Fonderia Marinelli è un luogo dove il suono delle campane diventa metafora di un’arte che non ha mai interrotto la sua continuità, un equilibrio delicato tra passato e futuro. E poi ci sono borghi come Oratino, la cui eleganza architettonica sorprende chiunque arrivi per la prima volta, o Frosolone, terra di artigiani che trasformano il metallo in opere vive oppure Scapoli, custode della zampogna e di un sapere musicale che travalica ogni epoca. Ogni borgo racconta una storia diversa, e ciò che li accomuna è la capacità di resistere, di mantenere un’identità che altrove sarebbe stata travolta dalla logica commerciale. Qui la vita scorre lenta e non è un difetto, è un valore, è il lusso di potersi fermare, respirare, osservare, e capire che la bellezza non è sempre ciò che colpisce, ma ciò che rimane dentro. Un territorio dove il viaggiatore non è mai un estraneo, è una presenza che viene riconosciuta, salutata, coinvolta, rispettata e forse è per questo che chi scopre i borghi molisani se ne innamora con un’intensità che spesso sorprende anche se stesso, come se il territorio avesse la capacità di risvegliare una parte sopita dell’anima, quella che desidera ritrovare radici e senso di appartenenza. Una regione che respira e che non ha trasformato la sua natura in un palcoscenico artificiale ma l’ha conservata come una compagna di viaggio discreta e affascinante. Le montagne del Matese, con i loro altipiani e i boschi che cambiano colore a seconda dell’ora del giorno, offrono scenari che sembrano usciti da un dipinto impressionista. I tratturi, antiche vie della transumanza, raccontano un modo di vivere millenario che oggi ritrova valore grazie al turismo esperienziale e alla riscoperta del camminare lento. Le riserve Mab di Collemeluccio e Montedimezzo sono esempi straordinari di tutela ambientale, dove il silenzio è così profondo da diventare quasi un suono. I fiumi sono limpidi, le sorgenti abbondano, i boschi sono fitti e vivi, un paesaggio che non mente perché non è stato addomesticato, qui ciò che si vede è ciò che è senza ritocchi né sovrascritture. È un’immersione nella natura che non ha perso la sua dignità. Il Molise è una palestra naturale per escursionisti, fotografi, appassionati di outdoor, ma anche per chi cerca semplicemente un luogo dove poter rallentare il battito del cuore e ascoltare sé stesso. Camminare su un tratturo o perdersi in un bosco del Matese è un modo per riconnettersi con una dimensione più profonda dell’esistenza, una dimensione che la vita quotidiana tende a soffocare sotto la pressione delle urgenze continue. Ogni paesaggio è un invito a cercare un significato più ampio, a riscoprire che il viaggio non è soltanto una distanza percorsa ma una trasformazione interiore. La transumanza, riconosciuta patrimonio UNESCO, non è un ricordo inanimato, ma una pratica che ancora oggi unisce pastori e territori, scandendo il ritmo di un tempo che resiste al cambiamento forzato. La Fonderia Marinelli ad Agnone è un esempio unico di continuità artigiana della creazione e produzione di campane che vengono forgiate seguendo tecniche secolari e il suono che ne deriva sembra contenere la memoria stessa della comunità. La tradizione delle “n’docce” sempre ad Agnone, è un rito di fuoco che affascina chiunque vi assista, un gesto collettivo che scalda l’inverno e che rappresenta uno dei simboli più potenti dell’identità molisana. La zampogna di Scapoli, suonata da maestri che hanno dedicato la vita a custodirne il sapere, è un richiamo alle radici pastorali della regione. Quando si pensa al Molise, spesso si dimentica che la regione possiede uno dei tratti più suggestivi del litorale adriatico. Termoli è una sintesi perfetta tra storia e mare, un borgo che si affaccia sull’acqua con un’eleganza semplice, dominato dal Castello Svevo e incorniciato da spiagge tranquille che non conoscono l’assalto caotico di altre destinazioni più famose. I trabucchi, antiche macchine da pesca, si stagliano sull’acqua come monumenti sospesi tra terra e mare, simboli di un rapporto con la natura che ha conservato la delicatezza del gesto e il rispetto per le sue leggi. Termoli è ideale per chi cerca equilibrio, per chi desidera un mare che non travolge ma accompagna, per chi vuole un’esperienza balneare misurata, pulita, autentica, profondamente umana. L’enogastronomia molisana è uno dei motivi più forti per cui vale la pena visitare la regione non solo perché i prodotti sono di qualità straordinaria, ma perché ogni sapore racconta un pezzo di storia, di fatica, di identità. Il caciocavallo di Agnone è un capolavoro caseario che incanta per complessità e struttura; la pampanella è un inno alla semplicità e al sapore; la ventricina è una presenza forte e decisa che rappresenta la personalità del territorio; il tartufo bianco, che in Molise raggiunge livelli spesso superiori a quelli di aree italiane ben più note è una ricchezza gastronomica che meriterebbe una campagna internazionale dedicata; i vini autoctoni sorprendono chiunque arrivi da regioni più celebrate. Mangiare in Molise significa immergersi in un universo di sapori che non cercano di stupire ma ci riescono con naturalezza, perché sono veri è un’esperienza che rimane impressa nella memoria tanto quanto il paesaggio e spesso è proprio attorno a una tavola imbandita che il viaggiatore comprende il valore profondo di questa regione: una terra che non ostenta, ma dona. Le nuove tendenze del turismo internazionale parlano chiaro: il viaggiatore contemporaneo cerca autenticità, sostenibilità, esperienze trasformative, luoghi meno affollati, contatto con la natura, relazioni umane e il Molise risponde perfettamente a tutte queste esigenze senza dover reinventare nulla perché queste caratteristiche gli appartengono da sempre. La regione è ideale per: – turismo lento, – turismo outdoor, – turismo esperienziale, – turismo culturale non invasivo, – viaggi di rigenerazione personale, – micro-destinazioni diffuse, – community-based tourism.
Il Molise non deve rincorrere la moda, perché è già quello che il mercato oggi domanda: un luogo sincero, umano, accogliente, sostenibile, equilibrato, perfetta per chi vede il viaggio come un’occasione per ritrovare se stessi e non soltanto per spostarsi.
Mino Reganato
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