appunti di viaggio d‘un ‘pescatore di perle’ (d)
(il mósciolo del Conero, 1a parte)
Simbolo della tradizione gastronomica della Riviera del Conero, uno fra i luoghi più iconici della costa adriatica, il mósciolo (o musciolo) è una cozza selvatica che vive sugli scogli lungo la costa del Promontorio, l’antico ‘Kòmaros’ (corbezzolo) – l’arbusto che cresce abbondante alle sue pendici, dal quale secondo alcune fonti prenderebbe il nome – nel tratto di mare che si estende da Pietralacroce fino ai luminosi faraglioni calcarei delle ‘Due Sorelle’.
La zona in cui questi mitili sono più abbondanti è il Trave, un atipico scoglio a pelo d’acqua che si estende per circa un chilometro davanti alla spiaggia di Mezzavalle, nella baia di Portonovo, ai piedi del Conero.
Conosciuto dai pescatori del luogo come “l’oro nero del Conero”, il mósciolo non viene allevato, ma cresce spontaneo; caratteristica che ne ha fatto l’oggetto di una campagna di salvaguardia e valorizzazione, tanto da poter essere pescato, o meglio, prelevato dal suo habitat solo nel periodo incluso fra i mesi di aprile e di agosto.
Presidio “Slow Food” per le sue indubbie qualità, esso occupa un posto di rilievo fra le ‘chicche’ della cucina regionale.
I profumi del mare ed il sapore che gli viene dall’ambiente in cui vive fanno del mósciolo un vanto della gastronomia anconitana, che ne esalta al meglio le peculiarità. Questa leccornìa ha un sapore unico, come ben sanno i pescatori che, per tradizione, preferiscono lasciare che i móscioli si aprano adagiandoli su una lastra appoggiata sul fuoco, per poi consumarli senza alcun condimento.
La qualità delle acque in cui il Promontorio si specchia e l’abbondanza di nutrimento disponibile rendono i mitili selvatici del Conero particolarmente appetitosi e ricchi di sostanza.
È da notare che, col progredire della stagione di pesca fra la primavera e l’autunno, il loro sapore cambia sensibilmente assumendo differenti sfumature, per offrire il meglio di sé nei mesi di luglio ed agosto.
C’è chi ritiene che il nome “mósciolo” sia la derivazione dialettale del termine con cui in altre lingue s’identifica la cozza: l’inglese “mussels”, il francese “moules”, il tedesco “muscheln”.
Ma vi sono teorie secondo le quali esso sarebbe, più semplicemente, la traduzione dell’italiano ‘muscolo’ come viene chiamata la cozza in altre regioni della penisola.
L’AGRONAUTA
1. continua
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