Memoria e Progetto. Il segreto del successo

A Matera, quando ci arrivai per la prima volta nel 1970 a cavalcioni di una rossa guzzetta di 125 cc, c’era solo turbe di monelli che giocavano tra i Sassi (come noi ragazzini nel 1956 tra i ruderi di case bombardate sui Navigli di Milano durante la seconda guerra mondiale).

Nel 1945 Primo Levi ne aveva denunciato la miseria in “Cristo si è fermato a Eboli”.

I Sassi erano stati svuotati dai carabinieri, che avevano murato le entrate delle antiche grotte.

Vi aleggiava ancora l’anatema di Togliatti e De Gasperi che li avevano definiti “vergogna nazionale”.

Nel 1964 Pier Paolo Pasolini vi aveva ambientato “Il Vangelo secondo Matteo”.

Ricordo il fascino arcano delle chiese rupestri che visitavi a tuo rischio e pericolo scavalcando o infilandoti in mezzo ai ruderi.

Negli anni Ottanta la rinascita dei Sassi, la ristrutturazione innanzitutto delle vie di accesso lastricate, nel 1993 l’Unesco li dichiara patrimonio dell’Umanità, gli ex scugnizzi vi aprono piccole botteghe di souvenir, artigiani tornano a scolpire la roccia malleabile per turisti sempre più incuriositi e numerosi.

Nel 2004 Mel Gibson la fa scoprire al mondo con il suo film “Passion”, con il Golgota collocato di fronte ai Sassi.

Matera per tutto il 2019 è la capitale europea della cultura, ospita botteghe di artigiani, ristoranti di qualità, alberghi diffusi dall’atmosfera unica.

È diventata un caso mondiale di recupero di una destinazione turistica bella quanto sostenibile.

Matera mi ricorda Bagnoregio in provincia di Viterbo, altro borgo antico destinato all’oblio che il turismo ha riportato in vita.

Bagnoregio è stata riscoperta grazie a un geniale giapponese, Hayao Miyazaki, che ne ha tratto ispirazione per il suo castello fantastico, Laputa.

Lo scorso anno 200.000 persone hanno pagato solo per visitarla. Erano 40.000 cinque anni fa.

Memoria e progetto. I cardini del successo del turismo in Italia.

Voi cosa ne pensate? Inviate un commento
Renato Andreoletti