PERCHÉ SEMPRE MENO PERSONE VOGLIONO LAVORARE NELL’HOSPITALITY (e non è colpa dei giovani)
Da anni sentiamo dire che “non si trova personale”. La verità è complessa, e scomoda.
Per molto tempo l’ospitalità italiana ha chiesto ai lavoratori ciò che in altri settori sarebbe considerato inaccettabile: salari bassi, straordinari non pagati, turni spezzati, riposi ballerini, contratti rispettati solo a metà…
👉 Responsabilità degli imprenditori? Sì.
Molti hanno normalizzato l’idea che il dipendente fosse “sostituibile”, che la disponibilità totale fosse un dovere, che la formazione fosse un costo e la qualità un optional.
👉 Ma non basta accusare i datori di lavoro.
Anche una parte dei lavoratori ha accettato troppo a lungo condizioni irregolari: poca sindacalizzazione, poca conoscenza dei contratti, paura di denunciare, rassegnazione.
Quando nessuno mette limiti, il limite si sposta sempre più in là.
Oggi il settore paga quella complicità silenziosa.
Aggiungiamoci pure i pregiudizi mai del tutto estinti verso queste professioni spesso ancora ritenute “di serie B”, un orientamento generale sempre più verso l’idilliaco “lavoro rilassato” e la “vita in vacanza” (vedi “La società signorile di massa”, Luca Ricolfi), senza trascurare i primi effetti della denatalità.
Non è un problema dei giovani: è un drammatico problema del sistema. Di tutti.
Se vogliamo cambiare davvero, a mio avviso, servono tre movimenti paralleli:
✅ imprenditori che pagano meglio, rispettano i contratti, investono nelle persone e nella cultura dell’ospitalità;
✅ lavoratori che conoscono i propri diritti, non accettano abusi, costruiscono cultura e non solo lamentele;
✅ scuola e università più autorevoli in ambito hospitality.
L’ospitalità è un mestiere bellissimo, ma per tornare attrattivo deve prima tornare giusto. Se vogliamo persone migliori nei nostri hotel e ristoranti, dobbiamo creare luoghi migliori dove lavorare. Luoghi davvero ospitali per tutti.
Buoni esempi ce ne sono: seguiamo quelli.
Voi cosa ne pensate? Ci salverà la tecnologia?
Scopri di più da AIRA Online
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Sacrosanto, trattandosi di un sistema fallito, pertanto da cambiare.
Sta a ciascuno di noi fare il primo passo, chiedendosi innanzitutto se si sia davvero disposti ad affrontare le problematiche così opportunamente esposte dall’estensore di questo servizio, oppure se si preferisca accontentarsi di non farsi risucchiare nel maelström dei luoghi comuni e della propaganda, o lasciarsi schiacciare dall’irragionevolezza dello status quo.
Quanto all’ipotesi che l’AI possa essere l’ancora di salvezza di questa società in liquidazione, si può citare una frase esemplare di Kai-Fu Lee, già a capo di Google China:
“Invece di cercare di superare il cervello umano, avrei dovuto cercare di comprendere il cuore umano”.
C. B.