METAMORFOSI.
LA TURISTIFICAZIONE COME DISPOSITIVO DI GOVERNO NEOLIBERALE (2a parte)
Breve sintesi dalla prefazione di Thomas Fazi al volume di Antonio Di Siena “Turisti a casa nostra. Tra le macerie invisibili del neoliberismo urbano”© 2025, ‘Lad Edizioni’
La turistificazione svolge anche una significativa funzione politica: assorbe temporaneamente la disoccupazione tramite il lavoro precario, stagionale e non sindacalizzato, riducendo il conflitto sociale e spegnendo sul nascere il bisogno di politiche volte alla piena occupazione.
Sostituisce il welfare con quello che Di Siena chiama “welfare surrogato”, ossia un sistema di sopravvivenza fondato su indebitamento e precarietà.
Infine, frammenta le comunità disinnescando alla radice qualunque tentativo di resistenza civile e facendo dello svuotamento sociale una forma di controllo politico.
Un vero e proprio dispositivo di governo neoliberale. Ed è questo il nocciolo della tesi di Di Siena: la turistificazione non è affatto un processo naturale e neppure l’inevitabile conseguenza della crisi in atto o, al massimo, della sua mala gestione. È piuttosto una deliberata strategia politica, promossa e sostenuta dagli Stati centrali, finalizzata alla costruzione d’un modello neocoloniale con connotazioni semi-schiaviste.
A questo punto ci si chiede quale ruolo abbia avuto la UE nel processo di turistificazione.
Se si risale alle origini storiche del progetto d’integrazione europea si comprende come, fin dall’inizio, l’obiettivo non fosse soltanto economico, ma squisitamente politico.
Indebolire le forze del lavoro organizzato, neutralizzandone le capacità conflittuali che, nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale, costrinsero il capitale ad accettare una riduzione del proprio potere di classe dovendo riconoscere ai lavoratori un’adeguata retribuzione salariale ed ai cittadini i giusti diritti sociali.
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