Si deve al Touring Club Italiano, fondato nel 1894, la fondamentale diffusione d’una innovativa concezione del viaggio come educazione del corpo e dello spirito; ed alle Ferrovie dello Stato, istituite nel 1905, la sistematica promozione di destinazioni turistiche inedite, raggiungibili grazie alle nuove linee ferroviarie. 

I manifesti ideati per entrambe le istituzioni non erano solo strumenti commerciali, ma vere e proprie rappresentazioni figurative del paesaggio e della storia italiana. 

Riprendendo un’intuizione di Gerardo Dottori che, nel 1931, affermò che questa nuova forma d’arte era “la più adatta ad influenzare in maniera diretta il gusto estetico di un popolo”, Giovanni C.F. Villa osserva che “i primi manifesti turistici rendevano accessibili e popolari forme e stili che dall’eclettismo al floreale del Liberty, dell’Art Nouveau e dello Jugendstil, si sarebbero evolute attraverso le avanguardie superando le prime declinazioni visive di fine Ottocento”.

In tal modo, i manifesti divennero l’espressione tangibile della creatività italiana in tema di promozione del turismo, proponendo altresì la piena affermazione dell’idea stessa di ‘paesaggio’; un soggetto che, anche grazie alla varietà ambientale del territorio ed all’immediata fruibilità delle illustrazioni, godrà di immensa fortuna.

Fra i pionieri di quella felice stagione figurano Leopoldo Metlicovitz (Trieste, 1868 – Ponte Lambro, 1944), artista giuliano di formazione mitteleuropea capace di fondere la precisione descrittiva con l’eleganza del decorativismo Liberty. Nei suoi manifesti dedicati ai laghi lombardi o alle esposizioni internazionali, l’ambiente naturale si trasforma in uno spazio ideale: ordinato, armonioso, quasi fiabesco e poetico.

Altro protagonista assoluto di quel periodo aureo fu Marcello Dudovich (Trieste, 1878 – Milano, 1962). Anch’egli triestino, interpretò al meglio il passaggio dallo stile liberty alla modernità grafica, caratterizzata da ampie campiture di colore, da linee morbide ed atmosfere soffuse, incantate. I suoi manifesti per Rimini, Venezia o Padova illustrano con estrema finezza il presente e le affascinanti prospettive di quell’Italia giovane, seducente, vitale.

Prima di loro fu l’artista tedesco, trasferitosi stabilmente nella nostra penisola, Adolf Hohenstein (San Pietroburgo, 1854 – Bonn, 1928) a dare avvio al rinnovamento del manifesto italiano, inserendovi la raffinatezza delle correnti mitteleuropee, viennese in particolare. In effetti, egli diede un contributo fondamentale nel definire uno stile grafico elegante ed essenziale, in grado di evocare alla perfezione lo sfarzo della villeggiatura termale, come pure le magiche suggestioni offerte delle città d’arte.

L’AGRONAUTA

4. continua


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