Pur confermando una crisi che attanaglia il settore ormai da diversi anni,  lo stesso è alla mercé di un sistema organizzativo lacunoso e obsoleto, dove un Paese con un enorme patrimonio culturale e monumentale è relegato a un quinto posto per arrivi internazionali. Alle spalle di Francia, Spagna, Stati Uniti, e Cina, dove l’enorme tasso di abusivismo a danno di coloro (soprattutto laureati e professionisti) che molto potrebbero dare al settore, non permette di vedere la fine del tunnel della precarietà e dell’eterno stage.

Ho trascorso due giorni nella Capitale prediligendo, siti ad alto flusso turistico.

Il Pantheon sembrava il sito descritto nel capitolo 21 del Vangelo secondo Matteo, dove mercanti di tutti i generi e nel disordine più totale vendevano di tutto. Clowns,ambulanti, saltimbanchi, “grattacheccari” i quali terminata la bella stagione si erano trasferiti, eppoi guide abusive, guide mute, guide con la guida (leggi libro), guide senza permesso, sembravano tutti soggetti di un quadro di Guttuso sulla Vucciria.

Oramai basta un tesserino qualunque, nessuno controlla, neanche un “operatore metropolitano” presente. Un problema che non riguarda soltanto il furto di business, perpetrato dalle guide abusive, ma anche la qualità del servizio offerto ai turisti.

Castronerie enormi sulla storia dei nostri monumenti. Ho avuto modo di parlare con alcuni testimoni che mi hanno riferito che alcune di loro millantano a gruppi stranieri meno conoscitori della nostra storia , che il Vittoriano sarebbe stato edificato per volontà di Mussolini.

Oppure che sempre al Vittoriano sarebbe sepolto Garibaldi. Provate a farlo in qualche Paese a vocazione turistica, poi mi direte.

Ci vogliono più regole, salvaguardare chi ha titolo a operare nel settore e un programma che fornisca stimoli a breve per creare e sostenere l’occupazione, a lungo termine per dare fiato a un turismo più organizzato, eliminando i rami secchi dati dalle migliaia di entità (Agenzie per il turismo, regioni, province, comuni etc) che si sovrappongono tra loro creando confusione e un’immagine distorta del nostro Bel Paese.

E come disse il Ginaccio nazionale “L’è tutto sbagliato… l’è tutto da rifare!”

Redazione Aira

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